Da La miniera 


 

 

Mentre i ragazzi fanno il tema
e le loro teste sono chine sul foglio
la stanza della classe riposa quieta
e brilla come una luce intorno ai loro capi.
Io li guardo, e la loro forza mi punge
- una ragazza è venuta a chiedermi una cosa
e nei suoi occhi celesti sprofondo -,
alcune delle fanciulle sono meno belle
ma nei loro tratti rivedo la gloria
delle donne latine,
i modi augusti e i lineamenti noti,
- penso a giovani donne prenestine, antichissime,
ornate di monili, eleganti,
e a povere fanciulle, a contadine a pastore
dei secoli più bui -,
e anche i ragazzi, quanta gloria sui loro capi.
E in tutti, quanta attesa, quante speranze
- loro di tutti i miei allievi sono i più grandi, sono già grandi -
e penso: come non ho detto niente a loro!
come non ho fatto niente! - non avrei potuto? -
solo preoccupato di fare il professore,
nella fretta in cui sono sempre, e distratto,
come se non mi fossi mai accorto di loro.
E mi stupisco di essere stato capace
pure di galleggiare in questo abisso di luce,
di essere rimasto illeso, salvo, tra tanta forza di flutti,
tra tanto mare calmo come un cielo celeste.
 

[ascolta la poesia letta dall'autore]
[guarda il  video con la lettura di Marco Lodoli]

 

 

Mi rivedo nell'officina,
fuori ardeva un cielo
che era ancora bellico
- era il '60, il '61, e la guerra era finita da 15 anni -
e i fabbri avevano fatto per me
delle palline di ferro,
ma non andavano bene, non potevo farci niente,
perché non erano di vetro,
e c'era una macchina
- e loro volevano dirmi:
"guarda come è brava!" -
da cui uscivano queste palle di ferro.
E la guerra ardeva di fuori,
nella miniera c'era la guerra
e il fuoco e il minerale rosso,
c'erano i camion che partivano carichi
e c'era il rumore dei fili della luce,
c'erano uomini che fumavano sigarette
senza filtro, c'era un'Italia povera,
c'era un canale accanto
verde coperto di fiori caduti,
c'erano uomini che si sedevano
e con un coltello da tasca
tagliavano il pane e il formaggio,
che aggiustavano ogni cosa
e ogni cosa sapevano fare.
C'era un'Italia povera e il deserto era riarso
e i bambini andavano a piedi nudi per le strade.
Se potessi cercarti
per poterti ritrovare,
per poterti dopo tante ricerche,
dopo tanto cercare
come dopo una guerra
finalmente riabbracciare.

[guarda il  video con la lettura di Renato Nicolini]
 

 

Ripenso adesso a come amai interamente
quand'ero ragazzo,
e a come ero sicuro che il mio amore era un angelo,
a come anch'io ero un angelo,
a come eravamo uguali
(ma lei era più uguale di me).
E adesso non dico: tutto questo è falso
perché la vita è diversa, la vita mi ha cambiato;
adesso invece dico: era tutto vero.
Nasciamo angeli e interamente amiamo,
con tutto il cuore del nostro amore ci innamoriamo
come dei bambini che non conoscono il mondo
e interamente moriamo.
 

[ascolta la poesia letta dall'autore]
[guarda il  video con la lettura di Nicky Nicolai]