Da Il fico sulla fortezza


 

 

Il fico sulla fortezza
ha vita molto precaria
perché quando faranno i restauri
sarà certamente tagliato.
Però sta tranquillo sotto la luce del sole
distendendo il suo ampio mantello
disuguale, incurante dell’estetica,
se ne frega di stare così in alto
non soffre di vertigini
si lascia accarezzare
dalla luce e dalle brezze tiepide
sente la nebbia, sente gli uccelli
che parlottano tra i suoi rami.
 

 

 

Quel fico sulla fortezza
è solo, vorrei accarezzarlo
“Lo sai, verranno a prenderti”
“Lo so, verranno a prendermi”
“Sei solo” “Lo so, sono solo,
ma ho tanti figli, lo sai?”
e io in effetti non li avevo visti
e ora vedevo che sotto le sue fronde
c’erano tanti figlioletti.
“Moriremo tutti insieme, come soldati intrappolati,
non morirò prima io o prima loro
ma tutti insieme, capisci?
E questo mi rincuora”.
Intanto erano venuti degli uccelli
e becchettavano tra le pietre
“Loro mangiano i nostri fichi
porteranno i nostri semi lontano
nasceranno tanti nostri figli
in luoghi che non conosciamo.
C’è qualcosa che resta di noi
dobbiamo vedere questa grande famiglia,
vedere terre che non abbiamo visto,
dobbiamo gioire con loro”.

[ascolta la poesia letta dall'autore su radio 3 Rai Fahrenheit]
[guarda il  video con la lettura di Davide Rondoni]

 

 

 

Che moriremo
questo lo sappiamo
ma che non c’eravamo già prima
questo non lo crediamo,
e se prima c’eravamo
è credibile
che moriremo?
 

 

 

Vorrei dirti quello che ho visto
non l’oro che ho trovato
vorrei dirti la luce che m’ha investito
m’ha tenuto per tanto tempo
e anche quando ho trovato l’oro
non è andata via, ma è rimasta,
vorrei dirti di una luce
che non va mai via,
che quando la trovi cresce sempre di più
come l’acqua che il bambino ha trovato
scavando nella sabbia vicino a riva,
lui la leva ma quella ritorna,
così vorrei che succedesse a te
che tu trovassi questa luce e ti illuminasse
di felicità e non ti lasciasse mai
per tutto il tempo della tua vita.
 

 

 

Prova d’esame

Fra cento anni, fra diecimila, fra un milione
ci sarà sempre la ragazza annoiata
che gli dai il compito di matematica
e non sa fare un cazzo, e si rigira
si preoccupa, gli sembra arabo il compito
e poi la vedi che si gingilla con la penna,
ci sarà sempre, ci sarà sempre la bellezza
che ti prende alla gola, ti attanaglia e ti soffoca
e non puoi fare un cazzo, puoi lasciarti trafiggere
solo e lasciare che lentamente evapori
quella fitta al cuore, quella felicità improvvisa
e quel dolore, quella sensazione
di aver capito e non aver capito un cazzo.
 

 

 

Ecco, sono tornato qua
dove tutto è cominciato.
La casa è rotta, non importa,
mi siedo qui sul muretto.
Come mi piace sentire quest'aria sulle mie guance,
l'aria di quand'ero bambino.
E questi cavalli che pascolano
mi piace guardarli.
Guarderei senza mai stancarmi il tempo
che trascorre senza fermarsi.
Del cielo ho una tale sete
e non smetto di berlo.
Perché stare qui non mi dà angoscia?
Vedi, non c'è ansia del tempo.
E' come se il tempo si fosse fermato
e non ho desideri.
Ho dimenticato, come bagnato
mi fossi, nudo, in un Lete.
Sono tornato all'inizio
completamente rinnovato.